Mer, 12 Giugno 2019

SRI: l’indicatore per misurare l’intelligenza dell’edificio

In anni recenti l’interesse verso i sistemi di controllo e automazione degli edifici è molto aumentato: adesso sono considerati da direttive e norme come un elemento fondamentale per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di efficienza energetica dell’Unione Europea, mantenendo un comfort elevato in tutte le situazioni. Nella revisione della direttiva EPBD, pubblicata nel 2018, si introduce per la prima volta un indicatore di intelligenza dell’edificio che, sebbene di applicazione volontaria, rappresenterà in futuro un fattore importante nella promozione di queste tecnologie.

L’efficienza e la prestazione energetica degli edifici sono al centro dell’attenzione di progettisti, costruttori e clienti finali dal 2002, anno della pubblicazione della direttiva EPBD. Nel 2010 c’è stata una prima revisione della direttiva e a otto anni di distanza ne è stata pubblicata una seconda. Quando i paesi UE hanno recepito la prima versione della direttiva, sono stati definiti degli indicatori numerici che hanno permesso di classificare gli edifici in base alle loro prestazioni energetiche: nell’attestato di prestazione energetica (APE) in uso in Italia, ad esempio, è necessario indicare il fabbisogno di energia in chilowattora per metro quadro e anno. La revisione più recente della direttiva punta a diffondere il più possibile le tecnologie intelligenti all’interno degli edifici; per il mondo della domotica e dell’automazione d’edificio quest’ultima versione è quindi particolarmente significativa, poiché uno degli obiettivi è di promuovere attivamente l’impiego diffuso di questi sistemi. 

Ma si può valutare quanta intelligenza è presente in un edificio e come impatta sulle sue prestazioni?

A questo scopo la direttiva introduce un indicatore d’intelligenza degli edifici che, sebbene di applicazione facoltativa, è molto interessante per fornire un’informazione di massima sintesi a tutte le parti interessate: progettisti, investitori, utenti finali, gestori e fornitori di servizi. La denominazione ufficiale contenuta nella direttiva, ossia “indicatore di prontezza intelligente degli edifici”, non è forse il massimo della chiarezza (è infatti la traduzione letterale di Smart Readiness Indicator, in breve SRI), ma potrà essere migliorata nel provvedimento di recepimento a livello nazionale che dovrà avvenire obbligatoriamente entro il 10 marzo del 2020. Questo indicatore consentirà di valutare la capacità degli edifici (o delle unità immobiliari) di adattare il loro funzionamento alle esigenze degli occupanti, ottimizzando anche l'efficienza energetica e le prestazioni complessive, e di adattare il loro funzionamento in reazione ai segnali provenienti dalla rete in un’ottica di massima flessibilità energetica.

Nella direttiva si dice che “L’indicatore di predisposizione degli edifici all’intelligenza dovrebbe misurare la capacità degli edifici di usare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione e i sistemi elettronici per adeguarne il funzionamento alle esigenze degli occupanti e alla rete e migliorare l’efficienza energetica e la prestazione complessiva degli edifici. L’indicatore della predisposizione degli edifici all’intelligenza dovrebbe sensibilizzare i proprietari e gli occupanti sul valore dell’automazione degli edifici e del monitoraggio elettronico dei sistemi tecnici per l’edilizia e dovrebbe rassicurare gli occupanti circa i risparmi reali di tali nuove funzionalità migliorate. L’utilizzo del sistema per valutare la predisposizione degli edifici all’intelligenza dovrebbe essere facoltativo per gli Stati membri.

L’obiettivo

L’obiettivo principale dell’indicatore SRI è di sensibilizzare sui vantaggi che si possono ottenere dall’impiego negli edifici delle tecnologie intelligenti e dell’ITC (Information and Communication Technology), in particolare dal punto di vista energetico, motivando ad accelerare il più possibile gli investimenti in queste tecnologie.

Che cosa si intende per “prontezza intelligente”

Le tre funzionalità-chiave della “prontezza intelligente” di un edificio possono essere riassunte come segue:

  • capacità di garantire l'efficienza energetica e il funzionamento dell'edificio, adeguando il suo consumo di energia (ad esempio attraverso l'impiego di energia da fonti rinnovabili);
  • capacità di adattare il funzionamento alle esigenze degli utenti finali, prestando la dovuta attenzione alla facilità di utilizzo, al mantenimento di condizioni climatiche confortevoli e alla capacità di informare adeguatamente sui consumi di energia;
  • flessibilità della domanda complessiva di energia elettrica, inclusa la capacità di partecipare attivamente e passivamente alla domanda e di tenere conto delle condizioni della rete (in modalità demand-response), ad esempio attraverso flessibilità e capacità di spostamento del carico.
A chi è rivolto

A utenti finali, proprietari e investitori, l'indicatore SRI fornirà informazioni sui servizi che l'edificio mette a disposizione; disporre di informazioni attendibili sull'intelligenza dell'edificio (e sui suoi potenziali miglioramenti) potrà orientare positivamente le loro decisioni di investimento. Per gli utenti finali, in particolare, la transizione verso edifici più intelligenti porterà molteplici vantaggi: tra questi un’efficienza energetica più elevata e condizioni migliori di salute, benessere e comfort. Anche i gestori di impianti saranno interessati dall’indicatore, in quanto saranno chiamati a gestire i sistemi intelligenti e potranno influenzare le decisioni di investimento. Impatti positivi ci saranno anche per i vari fornitori di servizi, tra i quali gli operatori di rete, i produttori di sistemi tecnici per gli edifici, le società di progettazione e ingegneria e molti altri. L’indicatore consentirà loro di posizionare l’offerta di servizi, fornendo un quadro neutrale e comune in cui la capacità dei loro servizi intelligenti può essere direttamente confrontata a quella dei loro concorrenti, compresi i servizi basati su tecnologie non intelligenti degli operatori più tradizionali. In definitiva, fornendo uno strumento comune a tutte le parti interessate, l'indicatore SRI sarà un fattore-chiave per stimolare la diffusione sul mercato delle tecnologie intelligenti.

La definizione

Svolgendo la consueta funzione di orientamento, la direttiva europea descrive gli obiettivi prioritari dell’indicatore, ma non si spinge fino alla sua definizione di dettaglio che deve considerare una serie di fattori di natura tecnica e richiede per questo specifiche competenze. Per la sua definizione, la Commissione Europea (DG ENERGY) ha commissionato un primo studio a un consorzio comprendente diverse realtà: VITO, Waide Strategic Efficiency, Ecofys e OFFIS. Il report è stato pubblicato ad agosto 2018 e fornisce un’idea abbastanza realistica di come sarà il futuro indicatore. La metodologia proposta nello studio si basa sulla valutazione dei ”servizi intelligenti” che sono presenti in un edificio. Questi servizi sono realizzati mediante una o più tecnologie intelligenti e sono definiti in modo neutrale, ad esempio come la “capacità di controllare la potenza emessa dall'illuminazione artificiale”.

I 10 Settori

 

 

 

I servizi presenti in un edificio coprono più settori (ad es. il riscaldamento, l’illuminazione o la ricarica di veicoli elettrici) e possono produrre diversi impatti (ad es. il risparmio energetico, il miglioramento del comfort o la flessibilità verso la rete energetica). Sono stati definiti dieci settori ai quali si aggiunge un settore aggiuntivo (”vari”) che può comprendere servizi che attualmente non rientrano nell'ambito di applicazione o che non sono sufficientemente maturi per essere inclusi. Ogni servizio può essere realizzato con diversi gradi d’intelligenza; nell'esempio del controllo dell'illuminazione, questo può andare dalla semplice esecuzione del ”controllo manuale on/off” a controlli più performanti come ”l’accensione e lo spegnimento automatico in base alla disponibilità di luce naturale” o anche ”la dimmerazione automatica in base alla disponibilità di luce naturale”.

Gli 8 criteri di impatto

 

 

 

Nello studio sono state prese in considerazione otto distinte categorie d’impatto. Nell’indicatore SRI definitivo i criteri d'impatto potrebbero evolvere ulteriormente - ad esempio verso un insieme più semplice - per facilitarne l’impiego e l’utilizzo a scopi di comunicazione. Affrontando questa molteplicità di settori e di impatti, per il calcolo dell'indicatore è stato proposto un metodo di valutazione che comporta l’attribuzione di coefficienti di ponderazione (pesi) in modo da riflettere il contributo dei vari settori e impatti nella determinazione di un punteggio globale aggregato.

Il risultato della valutazione potrà essere presentato in vari modi:

  • come un punteggio complessivo (ad esempio un numero adimensionale);
  • come un punteggio relativo in termini percentuali (ad esempio indicando che un edificio raggiunge il 65% del suo potenziale di intelligenza); 
  • come una classificazione (ad esempio un’etichetta riportante la classe 'B'). 

Potrebbero però essere presentati anche dei punteggi secondari (ad esempio, 72% sul risparmio energetico e 63% sul comfort); i risultati di alcuni casi di studio hanno infatti evidenziato che la presentazione di punteggi secondari è preziosa per gli utenti finali. Inoltre, l'efficacia dell’indicatore potrebbe probabilmente aumentare se, oltre al risultato numerico, venissero presentate agli utenti finali, ai proprietari o ai gestori delle raccomandazioni sulle opportunità a disposizione per aumentare l'intelligenza del loro edificio. Attualmente il gruppo di lavoro incaricato dalla Commissione Europea è impegnato nella seconda fase del progetto che definirà lo schema comune da adottare per tutti gli stati membri e la cui conclusione è prevista a luglio 2020.

Fonte: 2017/SEB/R/1610684, studio realizzato sotto l'autorità della Commissione Europea (DG Energia)

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