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Illuminazione dei posti di lavoro

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UNI EN 12464-1

La norma UNI EN 12464-1 affronta il tema di come offrire un’illuminazione adeguata e appropriata alle persone che svolgono compiti visivi nell’esecuzione del proprio lavoro.

In particolare, la norma specifica quali sono i requisiti di illuminazione per le persone - aventi una normale capacità visiva e che si trovano a operare in postazioni di lavoro in ambienti interni - che corrispondono alle esigenze di comfort visivo e di prestazione visiva. La norma considera tutti i compiti visivi abituali, con un’attenzione particolare a quelli svolti presso le postazioni di lavoro dotate di attrezzature munite di videoterminali.

Un aspetto importante della norma UNI EN 12464-1 è considerare la combinazione di aspetti quantitativi e qualitativi, sottolineando allo stesso tempo l’importanza della luce per la salute e il benessere delle persone. La norma evidenzia anche un argomento di grande attualità: le persone ricevono stimoli positivi e percepiscono un maggiore benessere quando le condizioni di illuminazione possono essere variate nel tempo non soltanto in termini di illuminamento e ripartizione della luminanza, ma anche per quanto riguarda la gamma di temperature di colore.

Luogo e postazione di lavoro

La norma riprende e adatta definizioni già riconosciute:

  • il luogo di lavoro è destinato ad alloggiare postazioni di lavoro nella sede dell’impresa e/o nello stabilimento e ogni altro luogo di lavoro all’interno dell’area dell’impresa e/o dello stabilimento al quale il lavoratore ha accesso nel corso della sua attività lavorativa (Direttiva 89/654/CEE);
  • la postazione di lavoro è la combinazione e disposizione spaziale dell’attrezzatura di lavoro, circondata dall’ambiente di lavoro nelle condizioni imposte dai compiti di lavoro (EN ISO 6385:2004).

Contribuiscono a caratterizzare l’ambiente luminoso una serie di parametri come:

  • la distribuzione delle luminanze;
  • l’illuminamento;
  • la direzionalità della luce e l’illuminazione dello spazio interno;
  • la variabilità della luce (livelli e colore);
  • la resa dei colori e l’apparenza del colore della luce;
  • l’abbagliamento;
  • lo sfarfallamento.
Illuminamento nella zona del compito visivo

L’illuminamento è un requisito fondamentale per percepire il compito visivo e svolgerlo in modo rapido, sicuro e confortevole; si tratta di un parametro quantitativo che rappresenta la densità di potenza luminosa per unità di superficie.

Si parla più precisamente di valori di “illuminamento medio mantenuto”; con questo termine si intende quel valore minimo di illuminamento che si può misurare quando l’impianto necessita di manutenzione a causa del decadimento del flusso luminoso. Infatti a causa della riduzione di emissione delle sorgenti o dello sporco accumulato sulle superfici di riflettori o rifrattori il flusso si riduce nel tempo rispetto al valore iniziale (impianto nuovo).

La norma prevede dei requisiti precisi per l’illuminamento della postazione di lavoro e della zona circostante. In particolare si definiscono:

  • una zona (A) all’interno della quale si svolge il compito (zona del compito);
  • una fascia (B) che circonda la zona del compito all’interno del campo visivo (zona immediatamente circostante). Si considera una fascia di almeno 0,5 m intorno alla zona del compito;
  • una zona (C) adiacente all’area immediatamente circostante (zona di sfondo). Si considera una fascia di almeno 3 m adiacente alla zona immediatamente circostante.
Illuminamento dell’area del compito visivo [lx] Illuminamento minimo dell’area circostante [lx] Illuminamento della zona di sfondo [lx]
≥ 750 500 > 500 / 3
500 300 > 300 / 3
300 200 > 200 / 3
≤ 200 Stesso illuminamento dell’area del compito visivo illuminamento dell’area del compito visivo / 3

 

Per evitare affaticamento visivo e discomfort, l’illuminamento non deve variare troppo dalla zona del compito lavorativo a quella immediatamente circostante. Per questo motivo, l’illuminamento della zona circostante deve essere correlata a quella della zona dove si svolge il compito lavorativo; i valori raccomandati dalla norma sono riportati in tabella.

La stessa zona di sfondo deve rispettare dei livelli minimi di illuminamento, in particolare negli ambienti privi di luce diurna.

Flusso luminoso

Per “flusso luminoso” (Φv), o potenza luminosa, si intende la misura della potenza percepita della luce.

Si differenzia dal “flusso radiante” (Φe), che misura la potenza totale della luce emessa, in quanto tiene conto della sensibilità dell’occhio umano alle diverse lunghezze d’onda della luce.

Il flusso luminoso caratteristico è invece il valore iniziale del flusso di una lampada o di un apparecchio dichiarato dal costruttore (o dal venditore) con riferimento a specifiche condizioni. Il flusso luminoso si misura in lumen (lm).

Illuminamento

Per “illuminamento” (Ev) in un punto di una superficie si intende il rapporto fra il flusso luminoso che incide su un elemento della superficie che contiene il punto e l’area stessa dell’elemento.

L’illuminamento si misura in lux (lx = lm x m-2)

Abbagliamento

Quando all’interno del campo visivo vi sono superfici con elevati gradienti di luminanza, si percepisce l’abbagliamento, una sensazione visiva che genera affaticamento e discomfort visivo.

Mentre l’abbagliamento dovuto a una sorgente luminosa interna può essere evitato mediante un’opportuna schermatura del corpo illuminante, le superfici vetrate (porte, finestre, lucernari) soggette all’irraggiamento solare diretto sono schermate con dispositivi di ombreggiamento mobili come tende, tapparelle o veneziane; per un funzionamento coordinato, è opportuno che siano gestite dallo stesso sistema di automazione d’edificio che controlla l’illuminazione.

Flusso luminoso

Per “flusso luminoso” (Φv), o potenza luminosa, si intende la misura della potenza percepita della luce.
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Illuminamento

Per “illuminamento” si intende il rapporto fra il flusso luminoso che incide su un elemento della superficie e l’area stessa dell’elemento.
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Abbagliamento

L’abbagliamento è una sensazione visiva che genera affaticamento e discomfort visivo.
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Colore

Quando si parla di colore della luce, la norma considera due parametri:

  • la temperatura di colore (Tcp);
  • l’indice di resa cromatica (Ra).
Apparenza del colore Temperatura del colore prossimale Tcp
Calda minore di 3.300 K
Intermedia compresa fra 3.300 e 5.300 K
Fredda maggiore di 5.300 K

 

Mentre l’apparenza della luce diurna varia tipicamente nel corso della giornata, quella della luce artificiale è determinata dalla scelta della sorgente luminosa; qui si entra nel campo della ricerca psicologica, della valutazione estetica e della relazione con le altre scelte effettuate per l’ambiente come ad esempio il livello di illuminamento, il colore delle pareti o dell’arredo.

L’affermazione delle sorgenti luminose a LED e i sistemi di controllo digitali offrono nuove opportunità alla luce artificiale: se infatti fino a qualche anno fa la scelta della sorgente ne vincolava la temperatura di colore fino alla sua sostituzione, vi sono sorgenti LED che ne consentono la variazione.

Temperatura di colore

La temperatura di colore è un concetto intuitivo oggi anche per gli utenti finali che acquistano lampade a LED per gli apparecchi di casa come retrofitting delle tradizionali lampade a incandescenza o fluorescenti compatte con attacco standard E27 o E14: sulle confezioni ne è infatti riportato il valore (espresso in gradi Kelvin) insieme a una descrizione qualitativa del tipo “luce fredda”, “luce neutra” o “luce calda”.

In termini più rigorosi, la temperatura di colore è un parametro che si ottiene dal confronto con la variazione luminosa che si verifica riscaldando un corpo nero; all’aumentare della temperatura, l’emissione luminosa del corpo passa gradualmente dal rosso all’arancio, al giallo, al bianco, fino al bianco-azzurro.

La temperatura di colore di una sorgente luminosa è definita quindi come quella temperatura alla quale il colore del corpo nero corrisponde esattamente a quello della sorgente luminosa.

Colore

L’affermazione delle sorgenti luminose a LED e i sistemi di controllo digitali offrono nuove opportunità alla luce artificiale.
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Temperatura di colore

La temperatura di colore di una sorgente luminosa è definita come quella temperatura alla quale il colore del corpo nero corrisponde esattamente a quello della sorgente luminosa.
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Legge 626 e D.Lgs. 81/08

Mentre la norma UNI EN 12464-1 fornisce ai progettisti illuminotecnici indicazioni utili per ottenere il massimo comfort visivo e la migliore prestazione visiva in tutta sicurezza per le persone che si operano in ambienti lavorativi, le disposizioni da rispettare obbligatoriamente con riferimento alla salute ed alla sicurezza dei lavoratori sono oggetto di provvedimenti di legge.

Il riferimento in Italia è stato a lungo la Legge 626 del 1994 che considerava l’illuminazione all’Art. 10 “Illuminazione naturale ed artificiale dei luoghi di lavoro”.

A seguito dell’approvazione della Legge delega 123, la Legge 626 è stata sostituita dal D.Lgs. 81 che ha portato a una semplificazione della normativa tramite la creazione di un Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro.

Riferimenti

CEI EN 12464-1 Luce e illuminazione - Illuminazione dei posti di lavoro - Parte 1: Posti di lavoro in interni.

D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81, testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro, attuazione dell’articolo 1 della Legge 3 agosto 2007, n. 123 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

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